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QUANTO LA CORSA INFLUENZA IL RISULTATO: ANALISI

Aggiornamento: 16 set 2020

Si dibatte sempre animatamente sulle differenze tra quello che è il passato glorioso e il decadimento dei tempi moderni, “o tempora o mores”, anche in ambito calcistico. Si ricade, così, ben presto nella dicotomia tra i feroci sostenitori della purezza del calcio antico e chi invece idolatra la modernità, quasi con un’accezione futurista, in cui a farla da padrone sono velocità e forza fisica, piuttosto che una tecnica scevra dalle capacità fisico-atletiche.

Tuttavia, questa analisi semplicistica, da bar, ha dato abbrivio ad una riflessione alquanto importante per capire l’indirizzo verso cui il calcio contemporaneo sta spingendo, ovvero: quanta influenza ha la corsa, la velocità sulle performance ed i risultati delle squadre? Per dare una risposta a questo quesito, conviene focalizzare l’attenzione prima su un gruppo ristretto di eventi e poi, per induzione, arrivare a conclusioni più generali. Il focus, quindi, di questa analisi è quello della Champions League, perché sotto gli occhi di tutti e perché fornisce un ampio spettro di approcci al mondo del calcio, contemplando stili provenienti da tutta Europa. La contingenza degli eventi, ci porta a soffermarci su una valutazione che analizza i chilometri percorsi, normalizzati sui minuti giocati, delle 8 squadre arrivate ai quarti della competizione. Questa prima ipotesi si basa sull’assunzione a priori che le squadre che sono arrivate in fondo alla massima rassegna europea per club, dovrebbero correre di più e meglio delle altre, se è vero che la corsa, nel calcio moderno, è una discriminante fondamentale per raggiungere il successo.

In questa ottica, le statistiche fornite dalla Champions League (https://www.uefa.com/uefachampionsleague) già danno una prima indicazione favorevole a supporto dell’ipotesi a priori fatta, evidenziando come la top 10 dei calciatori con più chilometri percorsi nell’arco di tutta la competizione, considerando tutte le squadre partecipanti, sia costituita esclusivamente da giocatori che hanno preso parte ai quarti di finale. È bene però notare come questo dato sia affetto dal numero di minuti giocati, perché contempla il totale dei km percorsi durante tutto il torneo da ogni singolo giocatore. Allora, in modo tale da avere una comparazione univoca, tra tutti i giocatori, evidenziando chi abbia corso di più e quale squadra abbia corso maggiormente e con maggiore qualità, conviene normalizzare il dato del singolo giocatore sui minuti giocati e, invece, per quanto riguarda la squadra, sommare i chilometri percorsi da tutto il team durante l’arco di tutta la competizione e calcolare la media del dato normalizzato in due casi: comprendendo o meno anche il chilometraggio del portiere. Questo perché? Il portiere di solito non corre molto, ha una sua area di competenza fissa, però ci sono squadre che giocano con un baricentro talmente alto da richiedere al portiere lavoro supplementare, quasi fosse un libero a supporto dei terzini e degli altri centrali.

Di seguito è fornita la tabella che inquadra tutti i dati sopra elencati:


In rosso i giocatori titolari con maggiori medie, in nero le riserve.


Dalla tabella si evince come la squadra che ha compiuto il maggior numero di km, è anche quella che ha effettuato maggiori vittorie e segnato più gol (32), il Bayern Monaco. Le altre squadre con un elevato numero di km percorsi sono il Lipsia, l’Atletico, il Lione e l’Atalanta (il Liverpool è l’unica squadra fuori dai quarti che forniva prestazioni comparabili con queste in termini di corsa, 987082 m). Da questi dati emerge come non sia il modulo usato ad influenzare la mole di km percorsa, come si potrebbe pensare (se si gioca a 3 ad esempio si crede che gli esterni di centrocampo debbano correre il doppio di esterni di un 4-4-2), bensì l’atteggiamento corale della squadra, la propensione al pressing, al recupero sulle seconde palle e al gioco in verticale, specialmente in contropiede.

Il Bayern è la squadra che anche col portiere corre molto, nonostante i km percorsi da Neuer al minuto siano inferiori a quelli compiuti da Anthony Lopes (0.060) e Gulacsi (0.058). Anche questi due portieri, come Neuer, vengono chiamati spesso in causa per velocizzare la manovra dalle retrovie e spesso saltare un reparto di gioco, verticalizzando in fretta. Per riuscire a fare questo, il portiere deve essere posizionato sempre nella migliore zona di campo per poter ricevere il pallone senza difficoltà e girarlo velocemente e facilmente ai compagni smarcati. Quindi questo presuppone un elevato tasso di coinvolgimento del portiere stesso.

È altresì evidente come le riserve, avendo maggiore freschezza atletica e pochi minuti per mettersi in mostra, percorrano km/minuto in più rispetto ai compagni titolari. Tra i titolari delle 8 squadre analizzate, i centrocampisti sono risultati essere sempre i calciatori più instancabili. Questo dato coincide con le statistiche della Serie A 2020 sui calciatori più mobili, in cui le prime posizioni sono occupate tutte da centrocampisti (Brozovic, in primis), su altre analisi effettuate durante il mondiale 2014 e su studi sperimentali del 2012 in Ligue 1. Le analisi del mondiale 2014 fecero emergere che i calciatori più mobili ed al tempo stesso più veloci erano quasi tutti della Germania, campione di quella edizione, e del Costa Rica, squadra rivelazione di quel mondiale. Essi correvano in media 13 km a partita con picchi massimi di 33.8 Km/h.

Lo studio sperimentale, invece, condotto dalla Ligue 1 su 20 giocatori, tramite uso di GPS, evidenziò che i centrocampisti fossero i giocatori costretti a percorrere maggiori distanze ad intensità elevate e con velocità media di 20 Km/h e tempi di recupero di 20 secondi (gli altri calciatori hanno in media 61 secondi di recupero).

Sempre dalla tabella si evince come i calciatori che corrano meno sono o i difensori centrali o le punte e poi Messi, il quale non ha bisogno di spiegazioni sul perché centellini le proprie energie e giochi a strappi.

In conclusione, da questa analisi, si capisce come il gioco del calcio non possa prescindere da doti atletiche non indifferenti e che i calciatori che creano la manovra, i centrocampisti, sono quelli interessati maggiormente dal lavoro fisico, perché senza la loro corsa, ben indirizzata, non si creano spazi e quindi azioni pericolose. In più i risultati del recente passato e del presente (Champions League) testimoniano come una certa relazione tra risultati sportivi e corsa prodotta esista. Per avere certezza, bisognerebbe allargare gli orizzonti temporali e spaziali, valutando i valori relativi alle stagioni passate, anche remote, e a tutte le competizioni europee e non, così da capire quando sia avvenuta questa svolta atletica e se essa stia influenzando solo il calcio del nostro continente o è diffusa in tutto il mondo.



Stefano

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