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I SEGRETI DEL BAYERN MONACO

Aggiornamento: 16 set 2020

Il Bayern Monaco ha impressionato tutti nella seconda metà di questa strana stagione calcistica che ha visto le squadre europee viaggiare per binari paralleli fino a che, ad un certo punto, sono confluiti tutti nella manifestazione più prestigiosa del continente: la Champions League. Solo ad agosto, quello che sembrava un sogno di mezza estate è divenuto realtà lampante sotto gli occhi di tutti: il Bayern Monaco 2019/2020 è una corazzata indistruttibile. Una squadra che è riuscita ad andare non solo contro tutte le avversarie nella propria terra e fuori, ma che è anche riuscita a vincere contro la legge dei grandi numeri, mantenendo una striscia di imbattibilità invidiabile (12), sconfiggendo squadre del calibro del Chelsea, Barcellona, Borussia Dortmund, Lione e PSG.

Questo successo tanto schiacciante non può essere solo un caso o dovuto alla scarsa condizione delle altre squadre, dato che sia in Germania che fuori ha dimostrato con costanza la stessa facilità di vittoria, ma è frutto di un lavoro sul campo e fuori che travalica i confini dell’ordinarietà. Non partecipare all’asta per acquistare Ronaldo o Messi, pur avendo la disponibilità economica, non riscattare per 100 milioni di Euro giocatori del calibro di James Rodriguez o Coutinho, comunque funzionali alla causa, sono scelte consapevoli e coraggiose che sul lungo termine ripagano, come ad oggi dimostrato. Tralasciando, però, il lavoro societario che è evidente a tutti, puntare su giocatori giovani e semi-sconosciuti, utili al tuo modo di giocare e consoni ai canoni della società anziché svenarsi per campioni è un vecchio must del club bavarese. Questo metodo si è dimostrato vincente anche nella scelta della guida tecnica, passata quasi per caso ad un ignaro Flick, che però poi ha saputo dimostrare il suo valore e le sue competenze. E proprio di questo è bene parlare se si vuole andare a comprendere fino in fondo perché il Bayern Monaco abbia dominato tutte le partite che ha giocato da dopo il lockdown. Il motivo si può stigmatizzare in tre punti: fluidità, 1 contro 1 e recupero costante del pallone.

Questi sono i principi su cui si basa il gioco del calcio e che vengono, o almeno dovrebbero essere insegnati a tutti i giovani nelle scuole calcio. Il modo migliore per dominare, in uno sport che si sta sempre più snaturando, è tornare all’essenza ancestrale di quello sport stesso, all’essenza di quella che è la natura umana: il duello, di epica memoria (Achille contro Ettore, ad esempio). Nel calcio, pur essendo un gioco di squadra, non si può prescindere dall’idea che i giocatori debbano saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Se ciò non accade si rimane costantemente in una fase di transizione in cui solo una giocata illuminante ed estemporanea può portare ad uno spostamento degli equilibri. Il Bayern, allora ha deciso di puntare forte sul duello individuale in tutte le zone del campo, prediligendo esterni di corsa e abili a saltare l’uomo sia nel breve che nel lungo, in modo tale da creare superiorità numerica e, quindi, sempre più di un’opzione di passaggio. Squadre come il Bayern e l’Atalanta che creano duelli in tutto il campo, sono sì più vulnerabili in fase di non possesso, ma in fase di possesso sono maggiormente incisive, concretizzando la regola che si può vincere anche segnando un gol in più dell’avversario e non prendendo meno gol in assoluto.



Fonte Youtube: Esempio di 1vs1 eseguito a tutto campo, Davies, salta l’uomo, crea superiorità, in area tutti pronti e tutti a duello con i difensori del Barça. Terzino opposto (numero 32) è in area a ricevere lo scarico e segnare il 5-2 (Bayern – Barça 8-2)


Da qui ci si sposta all’ultimo punto, ovvero il recupero costante del pallone: chi perde palla, insegue fino a che non la riconquista o almeno fino a che non ha creato disturbo all’avversario. Sembra un dettaglio trascurabile, ma se imposti il tuo gioco sugli 1 vs 1, in fase di non possesso, persa la sfera sei un uomo in meno. Quindi avere giocatori che prontamente ristabiliscono la parità numerica e, anzi, vanno in raddoppio subitaneo sul portatore di palla crea più di qualche grattacapo agli avversari. In questa maniera la squadra si può stancare di più, ma al tempo stesso può anche beneficiare di meno chilometri corsi perché aggredisce sempre alto, quindi costringe gli avversari a giocare in una sola metà campo, praticamente. Le dimensioni del campo si riducono, le chance di segnare aumentano e la stanchezza fisica rimane invariata, prediligendo l’alta intensità alla bassa intensità condita da più chilometri.




Fonte Youtube: Recupero palla sulla trequarti del Barcellona e successiva superiorità numerica che porta al 2-1 di Perisic (Bayern- Barca 8-2)



Fonte Youtube: Recupero palla al limite dell’area di rigore del Barcellona e successiva superiorità numerica (Bayern – Barça 8-2).

Questi due aspetti sono propedeutici a spiegare il primo, la fluidità: il Bayern parte con uno schema, 4-2-3-1, che non è una gabbia tattica per i giocatori, è un modulo fluido, in cui ognuno fa il proprio lavoro per il bene della squadra. I terzini salgono entrambi se ce n’è bisogno, così come gli attaccanti scendono a centrocampo per fare schermo. La necessità di recuperare palla, forza il Bayern a giocare alto, con una difesa che lascia tanto campo agli avversari in contropiede, però, per la fluidità di gioco, sono tutti pronti a prendere la posizione del compagno che è fuori posto.



Fonte Youtube: Esempio della compattezza delle linee del Bayern, in cui non è fisso lo schema di gioco e si cerca di giocare nella metà campo avversaria, rischiando in ripartenza (Bayern – Barça 8-2).


Un esempio di questo modus operandi è l’infaticabile Thomas Muller, vera chiave di volta del gioco del Bayern. Prima punta passata a ruolo di comprimario, poi a seconda punta, poi trequartista, fa sempre tutto quello che deve all’occorrenza ed è il primo a rincorrere gli avversari e recuperare palla, sia che l’abbia persa lui sia che l’abbia persa un compagno (rivedere la finale di Champions per prendere appunti sul gioco di Flick e l’importanza di Muller). Altri elementi imprescindibili sono i centrocampisti chiamati costantemente a fare il lavoro inverso, basso-alto, chiamati al contrasto indiretto e all’impostazione veloce per innescare immediatamente l’azione offensiva. Thiago Alcantara è un maestro in questo tipo di gioco, per via della sua intelligenza tattica che lo porta a prevedere sempre dove andrà il pallone degli avversari, anticipando così il recupero ad una fase intellettuale, prima che fisica. Questo atteggiamento lo porta a correre meno e meglio, a creare superiorità in campo, sia in difesa che in ripartenza e ad accorciare i tempi di gioco. Quest’ultima peculiarità è anche coadiuvata da una tecnica individuale che gli consente di giocare sempre ad uno o due tocchi al massimo, creando così spazi e movimento durante gli attimi di incertezza degli avversari. La freschezza e la vigoria atletica di Kimmich, invece, esaltano gli 1 vs 1 sulla fascia, che creano sempre imbarazzo nelle difese avversarie, perché impongono ad un difensore di staccarsi sulla fascia per limitare la superiorità numerica creata dalla combinazione terzino ed esterno avversario. Così facendo, però si libera l’area di rigore che viene prontamente aggredita dalla prima punta, dal trequartista, da un centrocampista e dal terzino opposto. Lo stesso canovaccio si ripete anche sulla fascia di sinistra, dove, l’esplosione inaspettata di Alphonso Davies, ha consentito al Bayern di sfruttare al massimo queste situazioni di superiorità numerica in fase di possesso.

Ovviamente questi principi di gioco, tanto basilari quanto essenziali, che Flick ha trasmesso alla squadra sono più facili ed immediati se ad applicarli sono fuoriclasse e campioni e se di giocatori di caratura internazionale, in rosa, non ne hai solo 11, ma circa 22, così sia i titolari che i sostituti possano svolgere egregiamente il compito richiesto (ritornando alla capacità straordinaria di programmazione e gestione da parte della società),

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