CAVALLO PAZZO: L'UNIVERSO E' ORDINE O CAOS?
Aggiornamento: 16 set 2020
Un petit village un vieux clocher/ un paysage si bien caché (una minuta cittadina, un vecchio campanile/ un paesaggio così ben nascosto), questa l’atmosfera che accoglie i primi passi del piccolo Adrien, quella quiete della campagna francese magistralmente descritta nelle due strofe del grande Charles Trenet.
La sua Saint-Maurice dista soli 11 km dalla frenetica capitale francese, eppure conserva quell'aria delicata e placida che sembra fermare il tempo, lì dove il fiume Marna, come l’ombra d’un presagio, affluisce nelle acque burrascose della Senna dimenticando in un baleno la propria innocenza. Non potrà che essere allora quel gigante, che appare all'orizzonte, meta già scritta del suo futuro imminente. Ma prima, a soli 13 anni, vola a Manchester, sponda City (fresco d’acquisto da parte degli sceicchi) che, intuendone le doti, lo aggrega al proprio settore giovanile. L’avventura durerà soli 6 mesi: troppo difficile allontanarsi dalla famiglia, per di più con sulle spalle quel macigno che ha colpito improvvisamente i Provost; sì, perché è questo il cognome di papà Michel, che purtroppo a causa di un ictus, non può più muovere alcun muscolo del corpo da nemmeno un anno. La mamma Veronique, dalla quale poi prenderà il cognome, rimane così l’unica figura
genitoriale a guidare la crescita del ragazzo, divenendo da qui in avanti sempre più determinante nel suo avvenire. Gioca un annetto a Pau, cittadina nei pressi dei Pirenei, dove viene notato quasi subito dal PSG che lo acquisterà nel 2010. Trascorrerà 6 anni nella capitale francese con un solo intermezzo di 6 mesi in prestito al Tolosa, per poi raggiungere CR7 e compagni a Torino.

Paratici ha intravisto le grandi potenzialità del centrocampista svincolato classe 95, che ancor più del duca, sembra incarnare alla perfezione il suo primo soprannome ‘Shunka Wakan’ titolo di un film che chiude una trilogia western con protagonista Richard Harris. Il significato letterale nella lingua Siouan è ‘uomo chiamato cavallo'. E cosa ricorda lo juventino se non un Selle français che si invola inarrestabile per le vaste praterie del rettangolo erboso? La spinta è quella delle falcate libere d’uno stallone e la folta capigliatura al vento appare come la criniera indomita d’un esemplare maestoso. Shunka Wakan è stato poi traslato nel più semplice ‘chaval fou’ (cavallo pazzo) probabilmente anche in correlazione con il famoso capo tribù dei Sioux. Folle come la convinzione di poter andare palla al piede fino in porta, caotico come solo chi eccede nel sentire, geniale come chi rimane accecato dalle proprie visioni. Questo è Adrien Rabiot un giocatore completo, con una forza fisica devastante, e una tecnica di base invidiabile. I dubbi su di lui possono nascere da solo difetto di conoscenza poiché nella sua carriera ha dimostrato senza fallo d’essere incredibilmente tenace nel raddoppiare l’uomo, rapido nella ripartenza e preciso nello scegliere l’ultimo passaggio, le tre caratteristiche fondamentali d’un centrocampista centrale. Visionando le sue giocate salta subito all'occhio come sia padrone del suo spazio di campo, quanto speciale sia la sua intelligenza geometrico/spaziale ed infine la profonda consapevolezza dei propri mezzi che gli permette di tentare giocate al limite del possibile in situazioni molto complesse. Trovarselo davanti è ammirare il Monte Bianco in una giornata di profondo inverno. Sa schermare il passaggio come pochi e il suo anticipo è affilato e preciso. Di sicuro il diamante non è ancora tagliato alla perfezione, necessita di qualche smussata qua e là, per esempio, nella tenacia altalenante, o nel tiro da fuori area troppo spesso snobbato, o ancora, nella sufficienza di alcuni passaggi che paiono banali che però tali non sono. Eppure scavando nella sua vita appare evidente come il vero punto debole del puro sangue d’oltralpe risieda in quella sua granitica roccia giovanile, quella madre divenuta per necessità e dovere chioccia e, così, a tratti, fortemente asfissiante. Sono stati tanti i club interessanti al talento francese, solo per annoverarne alcuni: Barcellona, Roma, Tottenham e Arsenal; trattative tutte non andate a buon fine per colpa della sua agguerritissima agente, proprio mademoiselle Veronique. Girano difatti storie al limite dell’assurdo sulla signora Rabiot, che avrebbe mandato all’aria l’accordo col Barcellona pretendendo nel contratto un’esplicita clausola che vietasse a suo figlio di fare “la fine di Busquets” ovvero di ricoprire il ruolo di mediano di copertura; si dice addirittura che abbia etichettato gli Spurs come squadra di infimo livello (per non essere volgarmente letterali) e ridicolizzato Sabatini chiedendo espressamente di parlare con Garçia prima di accettare o meno l’offerta dei giallorossi. Il battibecco con Deschamp non necessita un approfondimento poiché già sulla bocca di tutti. Adrien appare un ragazzo di soli 25 anni che deve ancora scoprire cosa realmente desideri il suo cuore; saperlo gli consegnerà quella maturità che, di conseguenza, porterà con sè l’etichetta di fenomeno. La Juventus ha sicuramente un profondo bisogno del miglior Rabiot, soprattutto in vista del periglioso ottavo di finale contro il Lione, ma egli sembra ancor di più necessitare della Juventus stessa per scrollarsi di dosso tutti i suoi enigmatici dubbi e divenire definitivamente un campione. Permettetemi di chiudere così come abbiamo iniziato, con altre due strofe tratte dalla meravigliosa que reste-t-il de nos amours: les fleurs qu’on retrouve dans un livre/ dont le parfum vous enivre/ se sont envolés pourquoi? (fiori trovati in un libro/ il cui profumo ti inebria/ perchè è volato via?). Sii il profumo di fiori in
queste pagine d’estate Adrien, e non volar mai via.
ANDREAS